di Felice ROMANO
Ieri sera la prima de “La Fabbrica dei Sogni”, uno show talmente bello che si potrebbe vedere in questi giorni al “Radio City Music Hall” di New York.
Scene, colori, suoni, voci, cambi di abito immediati e veri voli emozionali portano gli spettatori dove lo spettacolo mira come obiettivo, nel mondo dei sogni ma non quelli irreali, ma quelli che si fabbricano con il sudore della vita che va inventata ogni giorno.
Lo show narra di un cantante che non riconoscendo il mondo di fuori, si richiude un una fabbrica abbandonata che diventa il suo mondo. Un mondo, in cui porta un suo amore finito con il quale frequentemente interloquisce e che abbandonerà solo alla fine quando dopo una bellissima trama capisce che la vita va più vissuta che immaginata. Nel frattempo, il suo mondo si colora e popola di personaggi che come lui, rifiutando la realtà, la colorano con la follia di vivere per come si vuole; senza preconcetti e senza regole standardizzate ma avendo come barra dritta, il cuore e l’amicizia. In quel mondo di fantasia, luci, musica e follia scopre tantissimi “pazzi” come lui che entrano in scena secondo un copione mai scontato e sempre emozionante. Le coreografie di alcuni balletti portano i brividi a parlare con il cuore del teatro gremito mentre la voce di Sal porta gli spettatori su quel palco creando dei veri e propri boati emozionali.
L’alter ego del protagonista è la bravissima Fatima Trotta, di cui sorprendono anche le doti canore e che alla fine da cattiva diventa buona e sarà l’artefice del miracolo e del buon fine della storia.
Divertentissimi i dialoghi del “vigile”, il bravissimo Ciro Villano, che ha l’obbligo di far sgomberare i pazzi che in quella fabbrica dismessa hanno trovato rifugio per tanti anni e di cui lui è il custode e garante dell’operazione di sgombero. Irresistibili le gag; mai banali ne volgari che sovente scambia con i protagonisti ma anche con il suo collega sottoposto, un grande Ettore Massa. Insomma nei sogni non mancano le risate e le situazioni grottesche. Ma ovviamente è la musica e le coreografie a farla da padrone. Al fianco di Sal infatti, ci sono dei ballerini spettacolari, le cui coreografie danno un tono di classe a tutto ciò che si racconta. Ottima la direzione artistica e la coreografia che sono a cura di Marcello e Mommo Sacchetta, mentre la direzione musicale e gli arrangiamenti sono del grande maestro Adriano Pennino. In teatro ieri sera anche un emozionato Lello Arena che ha la supervisione artistica e posso assicurarvi osserva ogni luce , gesto , scena , come solo un grandissimo professionista sa fare.
La trama di questi folli che non vogliono vivere all’esterno perché hanno paura del mondo è utilizzata dal costruttore di questo spettacolo anche per ribadire le differenze tra ieri e oggi . Un ponte ipotetico in cui i protagonisti rimasti a 30 anni fa, con gag esilaranti e monologhi di altissima tensione portano a riflettere lo spettatore che il mondo che hanno lasciato non e’ proprio detto che sia peggiore di quello attuale . Spettacolare e sintomatica la scena di un grande Fiaschetti (il cardinale del gruppo dei pazzi) che dopo aver ascoltato cosa sia oggi un cellulare che “naviga” e con cui si puo “condividere” di tutto (foto, video, dirette) , alla fine non essendoci linea non riesce a fare l’unica cosa che dovrebbe fare , ossia una telefonata . Si vuole forse sottolineare che la tecnologia di oggi non risolve i problemi esistenziali dell’uomo che restano inalterati . Prima dice il “Cardinale Fischetti” in una romantica ed eduardiana battuta “per una chiamata , bastava un gettone ed una cabina”, essi si magici, perché li dentro si poteva arrivare davvero in tutto il mondo”.
Insomma lo spettacolo piace, diverte, emoziona e fa riflettere. In tutto questo, Sal ha voluto anche i ragazzi dell’accademia del Teatro Cilea , reduci del grande successo “Noi Restiamo Qui”, che con la loro energia e le loro coreografie sia sul palcoscenico che nel pubblico, rendono davvero irreale quel mondo, portando tutta la platea ad entrare in quella energia che poi diventerà la fabbrica dei sogni.
Si perché “i pazzi” riescono a convincere il vigile, che rappresenta il potere precostituito, che quell’edificio invece di diventare un albergo commerciale che produce soldi può diventare un teatro con attori , ballerini, cantanti, acrobati , musicisti, tecnici, fonici , registi, pubblico per produrre la cosa più difficile nel mondo moderno : le “emozioni”.
Che giro incredibile che si fa, in quasi due ore di spettacolo. Alla fine il bene vince ed i pazzi diventano coloro i quali sono in grado di emozionare il pubblico e con sacrifici indelebili ed alla fine riescono a portare un po’ di sana follia in ciascuno di noi.
La decodifica del messaggio è chiara e devastante nella sua crudezza. Oggi essere “Artista” ed ancor di più, volerlo diventare, è sicuramente un atto folle, pieno di insidie, problemi, attese e sacrifici ma rende consapevole a ciascuno che grande e piccolo che sia, quella follia che porta in giro aiuta il mondo intero a vivere meglio e da lo stimolo a tutti a non arrendersi mai , ad andare avanti sempre e comunque, per “inventarsi” la vita che verrà.
Un Plauso speciale merita anche Francesco da Vinci, degno erede di un padre forse ingombrante ma dotato di una voce potente e calda che riscalda ed emoziona.
Il finale di ieri è unico, perché essendo una prima e quasi una prova generale, come sottolinea Sal nei ringraziamenti, oltre a salutare le più di 100 maestranze che a vario titolo prendono parte a questo mega spettacolo, sul palco salgono anche tantissimi bambini, che chiudono il cerchio di questo ipotetico ponte che per il tramite della pazzia dell’arte, ci accompagna tra ieri ed oggi alla magia del domani.